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La grandezza di una nazione e il suo progresso morale può essere giudicato dal modo in cui i suoi animali sono trattati (Mahatma Gandhi)
Il benessere animale non è né più né meno difficile da definire rispetto al benessere dell’uomo. Quando parliamo di un buono stato di benessere dell’uomo intendiamo che questo è in buona salute e che le sue emozioni sono generalmente positive, cioè che egli “è adattato e si sente bene”. Uno scarso stato di benessere per l’uomo deriva, non solo da malattie fisiche o lesioni, ma anche da stati quali stress, frustrazione, noia, solitudine o dolore.
Molti di questi sintomi di origine mentale inoltre possono apparire con manifestazioni fisiche, ma non solo, ed è questo il motivo per cui noi oggi facciamo una distinzione tra benessere fisico e mentale. Anche per quanto riguarda il benessere animale questo inizia dalla salute fisica, ed è il motivo per cui trova le sue radici nella medicina veterinaria, ma d’altra parte esso, non si ferma qui. Un buono stato di benessere implica che l’animale abbia emozioni positive, piuttosto che negative ( feeling), come per esempio il provare piacere piuttosto che paura e frustrazione, che è poi ciò che noi identifichiamo come sofferenza. (Dawkins, 2006).
La difficoltà nel parlare del benessere animale è innanzitutto ascrivibile alla sua relativa recenza, esso procede ed è dipendente dal nostro grado di benessere, e dico ciò non per fuorviare definizioni che daremo in seguito, ma semplicemente perché il solo occuparci di questo argomento prevede un’evoluzione sociale imponente. Per cui da qualche decennio, ed in diversi settori, la nostra attenzione si è allargata anche nei confronti di coloro che sono in grado di assicurarci uno stato di benessere. Pertanto nel trovarmi davanti la difficoltà nel definire in maniera univoca il benessere animale (concetto peraltro in continua evoluzione), inizierò la trattazione prendendo in considerazione per primo il benessere dell’uomo, premettendo però un importante fattore differenziale: noi possiamo scegliere!
Il concetto di salute è un elemento cruciale della medicina umana ed il più grande obiettivo di questa. È significativo, inoltre, che nella nostra società la salute abbia guadagnato una posizione estremamente alta nella scala di valori delle persone.
Dal punto di vista etimologico, la parola salute è connessa con l’idea d’integrità. Deriva, infatti, dalla parola latina Salùtem che ha la stessa radice di Sàlv-us ossia “Integro”. Una persona in salute è quindi una persona che è completa nel senso di avere tutte quelle proprietà che dovrebbero appartenere all’essere umano.
La salute è stata vista tradizionalmente come una nozione ideale, qualcosa che poche persone erano in grado di raggiungere. Oggi, oltre ad essere un concetto ideale è anche una funzione. Questo è certamente il caso della formulazione di salute dato dal World Health Organization (WHO) che nella sua iniziale definizione, pubblicata nel 1984, dichiarava: “La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solo di assenza di malattie o nocumenti”.
Essendo un concetto carico di valori, sarà conseguenza logica arguire che esso subisca delle variazioni da cultura a cultura, queste differenze sono più o meno profonde a seconda dell’idea di base che andrà a contraddistinguere il concetto di cura di quella nazione, ma il più delle volte ciò che realmente si diversifica non è il concetto filosofico di salute in sé, ma piuttosto lo stile di vita e l’ambiente nel quale questo concetto viene applicato.
Il benessere dell’uomo o una buona qualità di vita, in accordo con le più recenti teorie sociali e mediche, comprende oltre alle componenti psicologiche, uno stato di salute soggettivo ed altri elementi come l’attività e la funzionalità.
Se il concetto di salute umana è centrale in molti dibattiti scientifici, lo stesso non si può dire per quella degli animali; infatti, sebbene la salute degli animali sia il tema centrale della medicina veterinaria il suo concetto e la sua definizione, trova spazio raramente nei diversi testi. La ragionevole spiegazione di ciò è che questo concetto è visto dal professionista come estremamente problematico, e le poche definizioni che si trovano sono derivate dal concetto di salute della specie umana. La definizione di salute da cui si prende spunto è quella data dal WHO nel 1948, rielaborata da scienziati come Hovi et al. (2004) i quali cercano di avvicinarsi a tale concetto con un approccio di natura olistica, secondo il quale la moderna medicina veterinaria dovrebbe integrare in sé diverse competenze, guardando non solo al livello fisico ma anche a quello emotivo e mentale. Spostando l’attenzione sulla salute, peraltro, si sarebbe più propensi a sviluppare meccanismi preventivi, identificando e rimuovendo i fattori di rischio nello sviluppo di determinate malattie piuttosto che partire dal concetto di malattia per trovare poi la soluzione.
Sicuramente questo approccio rivoluzionerebbe la figura attuale del veterinario, aprendo però il campo a nuove prospettive di lavoro ed di evoluzione sociale (Nordenfelt, 2006). Una delle definizioni di benessere animale più diffusa è quella data da Broom e Johnson nel 1993:
“Il benessere è una caratteristica propria di un animale e non qualcosa che viene dato ad esso ”
Questa è in contrasto con la percezione posseduta da alcuni, i quali pensano che il benessere sia da riferirsi al solo nostro effetto sugli animali e che di conseguenza il concetto sia irrilevante, per esempio quando si parla di animali selvatici. La percezione è ulteriormente complicata, soprattutto in America dall’uso della parola “welfare”, come qualcosa di cui l’uomo ha bisogno. Così Fraser, scrive (1993) usando la parola “well-being” per riferirsi ad uno stato endogeno dell’essere proprio dell’animale, mentre “welfare” per indicare l’intervento umano nell’obiettivo di promuovere un buon “well- being”. Questa distinzione non è accettata da tutti e i termini well- being e welfare sono in genere mutuamente utilizzati.
In origine il termine il benessere animale fu definito come ‘ uno stato di completa salute mentale e fisica, in cui l’animale è in perfetta armonia con il suo ambiente. ’ Questo significato è comunque gradualmente cambiato, ed esso è oggi generalmente utilizzato per indicare lo stato di un animale inserito all’interno di una scala, così:
Il benessere può variare da molto basso a molto buono ... s e dobbiamo utilizzare il concetto di benessere in modo scientifico è necessario specificare tutte le volte, il livello di benessere animale evitando così di riservare semplicemente l’uso della parola per indicare che l’animale ha o non ha problemi (Broom & Johnson, 1993); (Appleby & Hughes, 2003)
Inoltre, insieme alla Dott.ssa Floria Cammarata e al Dott. Paolo Zarcone, gestiamo il Centro Veterinario di Referenza a Palermo che si prefigge di affiancare alla Medicina Tradizionale i grandi benefici che derivano dalle Medicine Complementari.
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